Alberi e cambiamenti climatici – Focus

I cambiamenti climatici continuano a mietere vittime innocenti: uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori ha infatti dimostrato che negli ultimi settant’anni la fioritura delle piante è progressivamente anticipata, più di quanto sia accaduto al fenomeno correlato della distensione delle foglie. Questi due eventi fenologici, ovvero relativi allo sviluppo delle piante, sono strettamente legati al cambio stagionale delle temperature: «Le piante esposte alle basse temperature, durante l’inverno, “riposano” prima dell’esplosione dei germogli delle nuove foglie», spiega Qianqian Ma, capo dello studio, «e necessitano di temperature miti per poter fiorire in primavera». Il cambiamento climatico sta compromettendo l’equilibrio tra fasi e clima, e rischia di danneggiare interi ecosistemi.

Troppo in fretta. I ricercatori hanno analizzato quattro specie di piante europee (l’ippocastano, il pino silvestre, l’ontano e il frassino), prendendo in considerazione gli anni dal 1950 al 2013. Secondo quanto scoperto, ogni dieci anni l’intervallo di tempo tra distensione delle foglie e fioritura sarebbe aumentato da 0,6 a 1,3 giorni, con l’intervallo maggiore rilevato nelle aree più calde d’Europa. La distensione delle foglie e la fioritura corrispondono rispettivamente alla crescita e alla riproduzione delle piante, e una variazione nella consequenzialità di questi due eventi può avere esiti devastanti: «Gli alberi potrebbero distribuire diversamente le risorse tra crescita e riproduzione», spiega Jian-Guo Huang, uno degli autori, «e lasciare i fiori o le foglie alla mercé delle tardive gelate primaverili, se compaiono troppo presto».

Non solo piante. Le specie che producono fiori prima delle foglie, come il frassino, potrebbero soffrire perdite nella produzione di semi se i fiori venissero danneggiati dal gelo primaverile; le piante che, al contrario, producono foglie prima di fiori, come l’ippocastano, potrebbero ridurre la propria crescita e assorbire meno anidride carbonica. «I cambiamenti avrebbero gravi conseguenze sull’ecosistema, sui cicli degli elementi nutritivi e sul sequestro di CO2», spiega Qianqian Ma. Uno squilibrio nei tempi di fioritura potrebbe danneggiare anche le interazioni con gli impollinatori, mettendo a rischio la sopravvivenza di entrambe le specie (con conseguenze dirette anche per l’uomo).



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