Ecologia, diritti e benessere in palinsesto. L’intervista a Thomas Torelli – La Nuova Ecologia

A colloquio con l’ideatore di Uam, la web tv on demand nata per dare visibilità a film e documentari che sfuggono alle regole di mercato 

Dal mensile di settembre – Ha solo sei mesi di vita ma per Uam.tv “Un altro mondo tv – Voci fuori dal coro” è già tempo dei primi bilanci. In un periodo in cui i grandi colossi televisivi cercano di monopolizzare la proposta dei prodotti audiovisivi di “cassetta”, con film e serie esclusive, Uam, una piccola web tv on demand stile Netflix, nasce per offrire visibilità a centinaia di progetti che sfuggono alle regole di mercato.

L’idea di partenza è andare controcorrente con un palinsesto di film e documentari, italiani e internazionali, approfondimenti a tema scientifico, filosofico, medico oltre a un tg delle buone notizie e uno sguardo attento ai problemi dell’ecologia e dell’ambiente. E i primi 5mila abbonati confermano la bontà del progetto. «Le opere che uno spettatore può trovare su Uam tv rispondono tutte a un criterio comune», ci tiene a precisare Thomas Torelli, ideatore e fondatore di Uam e autore di documentari come Un altro mondo, Food ReLOVution, Chooose Love. «Sono opere – spiega – che possono rappresentare un punto di partenza per un arricchimento spirituale e culturale».

Thomas Torelli, regista e produttore. Tra le sue opere “Zero”, sull’11 settembre, “Sangue e cemento” sul terremoto in Abruzzo, “Un altro mondo” e “Food ReLOVution”

Potremmo definire Uam come una tv etica?
Spero di sì, almeno questo era il mio intento. È dal 2016 che sto coltivando l’idea di una piattaforma di questo genere. Nel promuovere i miei documentari, che si occupano tutti di temi che potremmo definire marginali rispetto alla comunicazione mainstream, mi sono reso conto, dal numero delle proiezioni (più di mille per il documentario “Un altro mondo“) e degli spettatori, che queste opere hanno un ampio pubblico che ha sete di tali proposte e che non è rappresentato dai media. Sono spettatori attenti e con il desiderio di lasciarsi coinvolgere. Il problema è piuttosto quello di raggiungerli, di farsi trovare.

Che cosa vuole guardare lo spettatore di Uam tv?
Film che parlano di ecologia e di ambiente, ma anche di diritti umani, economia, donne, società, benessere, più in generale dei temi legati all’olismo. Ovvero quelle opere che non necessariamente si concentrano settorialmente su un problema ma che propongono un approccio complessivo. Film che mostrano come tutte le realtà siano interconnesse tra loro. Del resto questa dell’interconnessione delle cose è il principio cardine dell’ecologia. In questa direzione si vanno a toccare i problemi che oggi colpiscono il mondo occidentale che è prigioniero di una visione parziale e settoriale della realtà. Una parte del pubblico non è più interessato all’intrattenimento fine a sé stesso ma cerca anche proposte che lo stimolino a nuove riflessioni.

Quindi la mission di Uam non è solo legata alla denuncia dei guasti che l’uomo produce all’ambiente? Abbiamo la speranza di far conoscere progetti audiovisivi di autori e produttori che condividono la stessa mission: diffondere gioia, consapevolezza e conoscenza come contributo alla creazione di un modello sociale e culturale migliore. Anche per questa ragione come emittente realizziamo un telegiornale autoprodotto, condotto da Rosita Celentano, dedicato alle buone notizie e alle buone pratiche.

Come individuate i film che vengono proposti?
Abbiamo realizzato una rete di collaborazione con diversi festival di settore, come il Clorofilla. Anche la risposta dei filmmakers è molto viva, per cui riceviamo moltissime segnalazioni e disponibilità a far parte del progetto. Cercheremo anche di avere un ponte diretto con il pubblico e per i film che avremo a catalogo ci sarà la possibilità di organizzare proiezioni pubbliche.

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