La lavorazione del Lino

Il fascino della pianta di Lino


Fibra cellulosica, il lino deriva dal fusto appartenente alla pianta di lino, che è una annuale pianta erbacea avente un ciclo vegetativo all’incirca di 4 mesi. In genere alta tra i trenta e i sessanta centimetri, si presenta con un fusto eretto e fragile che, nella sua parte finale, è ramificato ed è caratterizzato da foglie lanceolate e tenere. Invece, i suoi fiori sono contraddistinti da un delicato color azzurro cielo, mentre i frutti propongono delle capsule, al cui interno, vi sono dei semi che sono di ridotte dimensioni e che, a secondo della varietà, hanno un colore che può andare dal giallo paglierino sino al bruno scuro.


La pianta di lino, che inoltre, ha una radice corto fittone, predilige, per la sua crescita, le regioni aventi un clima temperato. Pur tuttavia, per quanto verte la sua produzione, si ottengono ottimi risultati in paesi come, ad esempio, Romania, Francia, Paesi Bassi e Russia, i quali, appunto, risultano essere, a livello mondiale, tra i produttori più importanti di fibra di lino.


La coltivazione del lino e il suo relativo utilizzo nell’area mediterranea è risalente ad oltre seimila anni fa. Invece, nella parte nord dell’Europa la sua introduzione è risalente a epoche preromane.
Il lino: un tessuto molto chic, ecologico e naturale



Senza molti dubbi, i tessuti realizzati in lino risultano essere al mondo tra i più antichi. Non per nulla, si reputa che risalga all’8.000 a.C. l’utilizzo del lino. Le fibre di lino, sono molto più lucenti e resistenti rispetto ad altre tipologie di fibre tessili. Ancora oggi, trovano un largo utilizzo per la realizzazione di abbigliamento sia per uomo e sia per donna, così come per tovaglie, biancherie da letto, copri sedie, tende, grembiuli, tovaglioli, borse e asciugamani.

Le fibre di lino, quindi, danno la possibilità di realizzare tessuti che risultano essere assorbenti, freschi, resistenti, flessibili. Motivo per il quale, la fibra ottenuta dal lino, risulta essere particolarmente pregiata. Sino all’avvento della rivoluzione industriale, il lino, in Europa, rappresentò la fibra tessile principale.

I vantaggi del lino

Come fibra tessile naturale, il lino offre diversi vantaggi. Oltre ad avere una resistenza alta all’allungamento e alla trazione ed essere maggiormente setosa e luminosa, il lino è un importante tessuto igroscopico. In pratica, assorbe e rilascia perfettamente l’umidità. Infatti, essendo vuote, le fibre tessili naturali del lino, consentono di far trasportare naturalmente umidità e aria. 


Di conseguenza, durante i più freddi mesi, lenzuola e coperte di lino, ad esempio, sono una ottima scelta per far sì che il corpo riesca a mantenere il calore.

Oltre a ciò, fornisce una adeguata protezione dai raggi del sole. Per godere, di tutti questi indiscutibili vantaggi, è necessario che lino sia a contatto con la nostra pelle.



 Le lavorazioni del lino

Le varie fasi che diversificano la lavorazione del lino, partono, ovviamente, dalla semina e si concludono con la filatura. La semina in Europa avviene, all’incirca, alla metà del mese di marzo, mentre avviene in gennaio in Egitto. Di norma, per favorire una crescita verso l’alto della pianta e per ottenere, il più possibile fibre lunghe, i semi sono sparsi in modo molto fitto.


Tra le prime fasi di lavorazioni del lino troviamo la macerazione, la quale, in linea generale, viene ad essere effettuata tramite una prolungata esposizione all’umidità del gambo. La più diffusa pratica della macerazione è l’utilizzo dell’acqua, la quale consente di produrre delle fibre che risultano essere di qualità altissima.



Tra le prime fasi di lavorazioni del lino troviamo la macerazione, la quale, in linea generale, viene ad essere effettuata tramite una prolungata esposizione all’umidità del gambo. La più diffusa pratica della macerazione è l’utilizzo dell’acqua, la quale consente di produrre delle fibre che risultano essere di qualità altissima.


Per far questo tipo di lavorazione, quindi, si preferiscono acque stagnanti oppure siti ove l’acqua si muove lentamente. Questa scelta, principalmente, è legata al fatto che più è stagnante è l’acqua e maggiore è la presenza di quella fauna batterica che consente di poter ottenere un processo di macerazione più veloce. Pertanto, a seconda della tipologia dell’acqua e della sua relativa temperatura, l’intero processo può avere una durata che parte da pochi giorni fino ad arrivare ad una quindicina di giorni.




Di massima, questa tipologia di macerazione riguarda la lavorazione del lino in Egitto. In Europa, infatti, la macerazione viene effettuata a terra, utilizzando, pertanto, la rugiada notturna che si va a depositare sopra gli steli. La differenza farà sì che la fibra di lino europea sarà più scura, mentre quella egiziana è più chiara.


Dopo la macerazione, gli steli vengono ad essere asciugati o meccanicamente oppure all’aria e, per consentire una corretta polimerizzazione, potranno essere conservati da poche settimane fino ad alcuni mesi. Dopo la polimerizzazione, si passa alla stigliatura. In conclusione, dopo che fibre corte e lunghe sono state raddrizzate per divenire omogenee ed uniformi, si avrà la filatura.

 


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