La lavorazione della Yuta
La
juta: una pianta naturalmente sostenibile ed ecologica
Coltivata principalmente nel Sud-Est asiatico, la juta risulta essere una pianta molto ecologica. In linea di massima, la juta trova una sua applicazione per varie tipologie di prodotti quali, a titolo di esempio cordame e sacchi. Pur tuttavia, è da annotare come il potenziale ecologico e sociale della fibra di juta, risulti essere, in gran parte, ancora sottovalutato e, questo, nonostante che, nel solo 2017, ne siano state raccolte oltre 1,4 milioni di tonnellate e che, complessivamente, riveste un fondamentale ruolo sociale.
Infatti,
dallo sfruttamento della juta, sono oltre quattro milioni le persone che
dipendono da questo prodotto naturale. Uno dei grandi vantaggi della juta, poi,
è dato dal fatto che viene ad essere sottoposta ad un trattamento chimico
risultante essere molto limitato. Più ecologica e più robusta, la fibra di juta
è completamente biodegradabile e riciclabile.
Come
ulteriore vantaggio ambientale, è che un ettaro di iuta consuma circa quindici
tonnellate di anidride carbonica e rilascia undici tonnellate di ossigeno. Oltre
a ciò, la rotazione delle sue colture concorre a migliorare la fertilità del suolo
per il prossimo raccolto. Per di più, quando viene ad essere bruciata la juta
non produce gas tossici.
La provenienza della juta
La juta risulta essere una fibra tessile naturale, la quale viene ad essere ricavata da dalle piante del genere Corchorus.
Comunque,
seppure in minor misura, altri importanti produttori di juta sono: Bhutan,
Nepal, Pakistan, Birmania, Thailandia e Cina. La coltura della juta viene ad
essere alimentata dalla pioggia e non richiede alcun utilizzo di pesticidi e di
fertilizzanti. La sua resa per ettaro è di circa due tonnellate di fibra
secca.
La fibra di juta
La iuta
è una delle fibre naturali più economiche. Visivamente, si presenta lucente e
morbida. La lunghezza della fibra di juta può variare tra 1 e i 4 metri, mentre
il suo diametro può oscillare tra i 17 e i 20 micron.
Rispetto
a quanto è avvenuto con altre fibre tessili naturali, la juta è arrivata in
Europa molto tardi. Infatti, fu solamente durante il diciassettesimo secolo che
gli inglesi, a seguito della costituzione dell’Impero Britannico,
incominciarono il commercio della juta. Da quel momento, quindi, ebbe inizio il
suo impiego molto vasto che vedeva l’utilizzo della juta nel settore tessile,
nella edilizia, nella pesca e via dicendo.
Dato che
inizialmente risultava offrire una grezza consistenza, la sua lavorazione poté
avvenire esclusivamente a mano. Tale pratica andò a scomparire quando venne
scoperto che, trattata con olio di balena, la juta poteva essere lavorata a
macchina.
La juta e la moda
La
possibilità di poter lavorare la juta a macchina, concesse la possibilità di
ampliare il suo utilizzo, perfino nel campo della moda. Infatti, schienali di
moquette, borse e altri prodotti vedono la juta protagonista. La moda, quindi,
ha sempre più utilizzato la juta in spaghi e in filati, anche per la
realizzazione di tessuti misti.
Tra le
sue principali caratteristiche, spicca la capacità di andare a migliorare la
traspirabilità, oltre che avere una bassa elasticità e una resistenza elevata
alla trazione.
Tappeti, coprisedili e tende, utilizzano il tessuto di juta, il quale, spesso, viene ad essere mescolato con altre fibre naturali oppure sintetiche. Oltre a ciò, la si può mescolare con la lana, dopo che sì è provveduto a trattare la juta con la soda caustica per migliorare la sua morbidezza, la sua ondulazione e il suo aspetto generale.
Sinteticamente, i metodi che vengono ad essere
utilizzati per andare a separare la corteccia filamentosa dallo stelo possono
essere biologici o chimici. Quelli biologici, comprendono delle diverse
tecniche che consistono nell’andare a legare gli steli in fasci prima di
immergerli per separare più facilmente le fibre dallo stelo. Il materiale non
fibroso, quindi, andando a concludere, verrà raschiato, il che, finalmente, consente
di ottenere le fibre di juta.
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