Flora e vegetazione del Salento: La Salsapariglia nostrana – Corriere Salentino

Il nome Smilax per gli scrittori latini Plinio e Ovidio fu utilizzato per diverse piante rampicanti spinose. Il nome del genere deriva dal greco e veniva utilizzato per indicare numerose piante anche molto diverse tra loro. Gli scrittori latini invece utilizzano la parola smilax per indicare piante lianose e rampicanti. L’epiteto aspera (dal latino asper) indica l’elevata presenza di spine della pianta.

La parola “Salsapariglia” invece, con cui è anche comunemente chiamata questa pianta, è di derivazione spagnola: da “Zalzaparilla”, da “salsa”=schiuma e “parilla”= coppia di cavalli. Ciò ricorda la similitudine della schiuma emessa dai cavalli affaticati, con quella emessa dalla pianta strofinata nell’acqua.

Nella mitologia greca si narra del forte amore tra Croco (valido guerriero) e la ninfa Smilace. Questo amore però finì con la morte di Croco. Gli dei ebbero pietà dei due amanti trasformando lei in un’edera spinosa (Smilax aspera) e lui nel fiore prezioso conosciuto con il nome di Crocus.

La stracciabraghe, liana mediterranea per eccellenza, è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Smilacaceae, la cui forma biologica la posiziona tra le Geofite rizomatose, Nanofanerofite e Fanerofite lianose.

Presenta fusto sarmentoso, molto tenace e angoloso, glabro e dotato di spine ricurve, da 1 a 4 m di lunghezza, con portamento prostrato-rampicante. Il suo nome comune stracciabraghe indica proprio la sua straordinaria resistenza e tenacia nel bloccare chiunque si addentri nel bosco, a volte crea veri e propri muri vegetali impenetrabili.

Proprio grazie alla sua presenza, sono divenute impenetrabili alcune nostre macchie – foreste, come quella di corbezzolo degli Alimini o alcune leccete salentine, non interessate da interventi selvicolturali da diversi anni.

La Smilax ha anche un’elevata importanza nella consolidazione del terreno grazie al suo rizoma legnoso, molto lungo e ramificato.

Presenta foglie persistenti, picciolate, alterne, lucide, di consistenza coriacea e talvolta macchiate di bianco o di nero sulla lamina superiore.

Caratteristica la forma della lamina cuoriforme ma che può variare ed essere reniforme, con apice ottuso ma anche sagittata con apice più acuto.

Sono dotate di spine sul margine, con 7-9 nervature e 2 viticci stipolari alla base dei piccioli.

I fiori sono dioici con 6 tepali lineari-lanceolati, di colorazione bianco-verdastra.

Il frutto è una bacca sferica, rossa a maturazione, molto vistose, raccolte in grappoli caratteristici, che maturano in autunno inoltrato.

I frutti arrivano a maturazione completa nell’autunno successivo, all’antesi dei fiori, per cui sulla pianta possono essere contemporanei fiori e frutti (Settembre-Novembre).

Specie fortemente termofila è diffusa in tutta la penisola meridionale e centrale. In altre regioni del nord si rinviene solo in alcune stazioni più calde e isolate: dallo 0 fino a 1200 m s.l.m.

In cucina si utilizzano i giovani getti (come gli asparagi) che si possono bollire, conservate sott’olio e aceto. Sono ottimi lessi, o in frittata, per condire la pasta. Il periodo di raccolta va da marzo a maggio.

In Spagna, si ricava una bevanda analcolica a base di estratto di radice, zucchero, miele e acqua.

I frutti di questa pianta, maturi nel periodo autunno-inverno, hanno aspetto molto invitante ma sono potenzialmente tossici

I principi attivi contenuti nella pianta sono: smilacina, salsasaponina, glucidi, colina, saponina, tannini, e ancora calcio, nitrato di potassio, mannosio. Le parti che vengono maggiormente utilizzate in erboristeria  sono le radici, con cui si preparano decotti e infusi.

Pianta mediterranea per eccellenza è nota fin dall’antichità per le sue proprietà diaforetiche e febbrifughe. Si è scoperta da poco la sua capacità come specie fitodepuratrice, grazie alla sua capacità di bonificare i terreni contaminati da metalli pesanti e sostanze tossiche.

Nel XVI secolo veniva utilizzata come rimedio contro la sifilide, oggi la salsapariglia è utilizzata in fitoterapia come diaforetico, diuretico, febbrifugo e depurativo naturale.

E’ particolarmente indicata per il trattamento di sindromi influenzali e da raffreddamento poiché è un ottimo espettorante.

La stracciabraghe è anche molto utile in caso di asma, artrite, gotta, reumatismi ed eczemi.

Occorre ricordare però che il consumo di questa pianta è collegato all’insorgenza di alcuni effetti collaterali, tra i quali il più grave è l’irritazione della mucosa gastrica, pertanto l’uso come pianta medicinale deve essere fatto sotto stretta osservazione medica.



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