Acquedotto, fanghi dei depuratori: stop alla società che li smaltisce – La Gazzetta del Mezzogiorno

Non c’è un valido motivo per sospendere la sentenza con cui a novembre il Tar di Bari ha annullato l’aggiudicazione della maxigara di Acquedotto Pugliese per lo smaltimento dei fanghi di depurazione, l’appalto che aveva creato un «incidente diplomatico» con la Sardegna. Il Consiglio di Stato ha dunque confermato, seppure in sede cautelare, che la società barese Emmegi Ecologia non può occuparsi dello smaltimento di 50.000 delle 210mila tonnellate annue di fanghi prodotte annualmente dagli impianti di Aqp: questo perché – secondo i giudici di primo grado – la Emmegi aveva dichiarato di avere la disponibilità degli impianti di recupero e smaltimento di Magomadas e di Porto Torres, circostanza rivelatasi non vera.
L’accordo quadro per i fanghi vale 30 milioni di euro. A far saltare l’aggiudicazione alla Emmegi Ecologia è stata la sesta classificata, la società toscana Verde Ambiente (con gli avvocati Angelo Giuseppe e Raffaello Giuseppe Orofino), che davanti al Tar di Bari ha fatto emergere il problema degli impianti di smaltimento sardi dove peraltro si è registrata un’alzata di scudi a fronte dell’ipotesi dell’arrivo dei fanghi pugliesi: Magomadas era stato sequestrato a luglio, prima dell’aggiudicazione, mentre il presunto accordo (tramite un intermediario) per l’utilizzo della discarica di Porto Torres è stato smentito dalla società proprietaria dell’impianto. Anche un’altra società, la Ivra di Margherita, aveva presentato ricorso al Tar di Bari, anche questo accolto: i giudici baresi hanno disposto l’esclusione di Emmegi e l’affidamento dello smaltimento di 20mila tonnellate alla Verde Ambiente.

Sia l’Acquedotto che la Emmegi hanno fatto appello al Consiglio di Stato, che negli scorsi giorni (Quarta sezione, presidente Spagnoletti) ha negato la sospensiva: la tesi di Aqp, secondo cui la disponibilità degli impianti non è un requisito di partecipazione (se non ce l’hai vai a casa) ma solo di esecuzione, per ora non scalfisce le censure del Tar anche «in relazione alla riproposizione da parte dell’appellata dei motivi assorbiti nel primo grado di giudizio», cioè appunto la presentazione delle dichiarazioni false che avrebbero dovuto comportare per sé l’esclusione dalla gara.

La questione verrà discussa nel merito a fine marzo. Ma a questo punto l’Acquedotto (cui i due appelli sono costati 9mila euro l’uno di contributo unificato, oltre le spese legali) dovrà necessariamente andare avanti con l’appalto: dunque escludere la Emmegi e stipulare i contratti con gli altri partecipanti. La stessa Emmegi, peraltro, da diverso tempo si occupa dello smaltimento dei fanghi di depurazione di Aqp, a seguito di una procedura negoziata indetta dopo che fu annullata anche la gara del 2018: tre lotti con tre partecipanti che avevano presentato offerte identiche. Acquedotto fa sapere che l’avvio dell’accordo quadro, finora congelato in attesa degli esiti dei ricorsi, consentirà di far scendere da 128 a 123 euro a tonnellata il costo medio di smaltimento dei fanghi di depurazione, e che comunque il servizio è sempre stato garantito regolarmente.



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