Con l’alga bruna del Golfo Persico si apre una strada naturale per il contrasto ai tumori – Green Planner

alga bruna del golfo persico

Isolata una molecola dall’alga bruna del Golfo Persico (Nizamuddinia zanardinii) con interessanti proprietà antitumorali. Gli studi sono ancora in corso

Il cancro – seconda causa di morte al mondo – potrebbe venir combattuto in maniera “naturale”. Sono gli studi sull’alga bruna del Golfo Persico a far ben sperare.

Attualmente tutti i medicinali che vengono impiegati per la cura dei tumori creano gravi danni anche alle normali cellule, inducendo tutta una serie di effetti collaterali sul paziente spesso anche invalidanti.

Per questo motivo si studiano alternative valide ai tradizionali chemioterapici per il trattamento di vari tipi di cancro e per lo sviluppo di agenti terapeutici più efficaci e sicuri.

Se guardiamo al passato, il regno vegetale ci ha fornito sempre una varietà di medicinali. È evidente che la maggior parte degli studi si è concentrata su sostanze naturali derivate da piante, principalmente per la  loro accessibilità e facilità di reperibilità.

Tuttavia, le capacità metaboliche e fisiologiche degli organismi marini, che consentono loro di sopravvivere in habitat complessi, forniscono un grande potenziale per la produzione di metaboliti secondari, che non sono riscontrabili negli ambienti terrestri.

Pertanto, le alghe marine sono tra le fonti più ricche di composti bio-attivi noti e innovativi su cui concentrare nuove ricerche.

Regno vegetale marino: l’alga bruna

Le alghe rappresentano i primi organismi vegetali apparsi sulle Terra e tutt’ora rappresentano un indice di salute dell’ecosistema acquatico; come le piante terrestri, contengono clorofilla, che permette loro di poter svolgere la fotosintesi clorofiliana.

Il verde della clorofilla nelle diverse specie è mascherato dai pigmenti bruni o rossi, che permettono alle alghe di sfruttare la luce anche alle notevoli profondità oceaniche.

In particolare le alghe brune sono ricche di fucoxantina, che sovrapponendosi al colore verde della clorofilla, conferisce all’alga il suo caratteristico colore; queste vengono ampiamente utilizzate in fitoterapia, in quanto ricche di iodio e, per questo, prescritte in caso di ipotiroidismo e per stimolare il metabolismo, generalmente in caso di dimagrimento.

Oggigiorno si stanno continuando gli studi sulle alghe brune, fino a scoprire oltre 500 sostanze attive in esse contenute e, in particolare, nell’alga bruna raccolta nel Mare dell’Oman la Nizamuddinia zanardinii, è stata isolata una molecola antitumorale derivato del colesterolo, chiamata Hvc (24-Hydroperoxy-24-vinile), che mostra una spiccata attività nei confronti nell’adenocarcinoma mammario ma soprattutto nell’adenocarcinoma al colon.

È chiaro che gli studi prossimi dovranno valutare anche sugli uomini l’attività antitumorale della molecola, ma come è accaduto per la vincristina – alcaloide contenuto nella pervinca del Madagascar usato nella terapia della leucemia infantile – oppure il paclitaxel – antitumorale estratto dal tasso del Pacifico – anche le alghe potrebbero rappresentare uno scrigno di sostanze antitumorali da poter utilizzare per combattere il brutto male.

Maria Anna Esposito Maria Anna Esposito: laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche alla Facoltà di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, farmacista con specializzazione in Fitoterapia e Aromaterapia. Fito-blogger. Esercita in libera professione attività di consulenza erboristica | e-mail | Instagram


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