Nasce ai Navicelli lo yacht super ecologico costruito tutto in acciaio e alluminio – Il Tirreno
Si chiama “Pacifico 32” e può sostenere traversate oceaniche. In costruzione anche la nuova gamma di “day-cruiser”
PISA. Tutto parte dal pavimento vuoto di un cantiere navale. Qui, giorno dopo giorno, la barca prende forma. Prima la struttura, lo “scheletro”, poi la pannellatura esterna finché ogni parte non è al suo posto. Ci vogliono mesi, a volte anni, scanditi dai rumori tipici di questi luoghi: la saldatura, il montaggio, lo spostamento di lastre metalliche.
È un’atmosfera di attesa, di preparazione, quella che si respira nel cantiere navale Reale a Pisa, lungo la via Aurelia, attualmente impegnato nella costruzione di due tipologie di imbarcazioni. Da un lato c’è il Pacifico 32, yacht di 32 metri in acciaio e alluminio con consegna prevista nel luglio prossimo, capace di fare in autonomia la traversata oceanica. Dall’altro c’è la linea Heritage, nuova gamma di imbarcazioni “day-cruiser” sotto i 10 metri di lunghezza. Una villa galleggiante che pesa 320 tonnellate la prima, la seconda una barca di “appena” 4,5-5 tonnellate pensata per tutti. Ciò che le accomuna è la realizzazione interamente a mano: soltanto una fase preliminare, il taglio delle lamiere, è robotizzata, mentre il resto, dal progetto alla costruzione, è affidato alla sapienza artigiana. E già le prime quattro imbarcazioni Heritage sono state vendute in tutto il mondo: una andrà in Nuova Zelanda, un’altra a Ibiza e le ultime due in Sardegna.
«Abbiamo già venduto oltre la metà della produzione. Per l’anno prossimo l’obiettivo è quello di avere 9 unità in acqua», afferma Nico Laude, amministratore delegato di Reale srl. «Il progetto Heritage – spiega – è nato in pieno Covid da qualcosa a cui tengo molto: l’ecologia. È stata una sfida dimostrare che si possono ottenere risultati eccellenti nel rispetto totale dell’ambiente senza rinunciare all’eleganza dell’immagine e alla sportività della barca. I tre motori hanno un impatto ambientale minimo e in più la ricerca scientifica, tecnica e industriale che abbiamo portato nel cantiere serve proprio per avere dei materiali che garantiscono un invecchiamento lentissimo dell’imbarcazione».
È il caso dell’alluminio, usato nella struttura dello scafo al posto del vetro-resina, materiale che «a livello ambientale causa danni paragonabili alle bottiglie di plastica. Invece, usando l’alluminio, è come avere un lingottino d’oro. La barca è riciclabile al 90-95%, oltre al guadagno in termini di resistenza e di personalizzazione», chiarisce Laude. E per chi volesse lasciare in vista l’alluminio, come nell’imbarcazione di lancio, entra in campo la nanotecnologia, usata al momento della rifinitura quando non ci sono le operazioni standard di stuccatura e verniciatura.
«Per la linea Heritage – continua – abbiamo pensato a quattro allestimenti diversi, tra cui la possibilità di avere un cabinato o no. Questa barca è accessibile a tutti: la versione “No limits” è pensata per le persone con disabilità e il modello, a differenza di altri casi, non ha nessun tratto distintivo, è identico agli altri. Non c’è nessuna etichetta. Le nostre imbarcazioni piacciono o no, non ci sono compromessi. Ma se piacciono, le apprezzano i ragazzi di 20 anni come i signori ultrasettantenni. La barca non è un semplice mezzo di locomozione. È sport, passione, cultura, ed è anche un mezzo per appassionati di pesca, subacquea, o semplicemente del Mediterraneo, il mare più bello al mondo».
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