Magliano di Tenna: la pineta sconosciuta e la voglia di ecologia integrale – Vivere Fermo

3′ di lettura 06/12/2020 – Leggo e rileggo Terra Futura: i dialoghi di papa Francesco con l’agnostico pio Carlo Petrini. L’ex comunista difende l’ambiente, la natura, i contadini; il pontefice ha a cuore il creato che tutti li contiene e valorizza. Mi ritrovo con i dialoganti. La fine degli schemi ideologi ha rotto gli argini: è più facile ora comprendere l’altro. Il concetto di ecologia integrale fa da cardine: modo di essere, modo di vivere. Bussola con cui orientarsi.

I pensieri si compongono mentre mi reco in un luogo mai visto prima, e pure a pochi chilometri dai luoghi dove abito e ho abitato. Tante volte ho scelto di percorrere una strada secondaria parallela al fiume Tenna, che da Magliano, toccando le Bore di Fermo e rasentando la parte posteriore dell’ippodromo San Paolo, porta a Piane di Montegiorgio. Ci sono case basse, ad un piano, con antiche balaustre lavorate in pietra grigia. Alcune sono state restaurate usando le pietre di fiume, altre – poche – risentono dell’usura del tempo. A un terzo di strada, due colonne e un cancello verde immettono in un viale. Ora è strada bianca, dritta, battuta. Un tempo era costellata di alberi. Lo capisco dai residui di tagli rasoterra. Deve essere stata stupenda, prima. Peccato! Ma mai dir mai. Il cancello era aperto nei giorni del mio cammino ripetuto. Il viale porta quasi a ridosso del fiume. Lo si intravede. Una casa con sbarra davanti indica una proprietà: quella del Demanio che ha concesso l’area al Consorzio di bonifica. Supero la sbarra e prendo a sinistra. La vegetazione si fa ancora più rigogliosa e anche selvaggia. Un piccolo rettangolo di terra è servito alla cippatura di piante uccise da un parassita. Procedo. E scopro una enorme, anzi, grandiosa pineta. Stupenda! Inimmaginabile! Scorgo anche segni di vecchi sentieri appena percepibili, rimando ad un uso civile nei decenni trascorsi. Il sottobosco ha quasi completamente invaso il terreno. Molta ramaglia oscilla dagli alberi. Il luogo è comunque incantato. Non sembra vero che, a due passi dalle fabbriche di Piane di Montegiorgio e da quelle di Grottazzolina e Magliano di Tenna, sopravviva un polmone verde di tal fatta. Scatta un progetto. Se ne parla con il sindaco Pietro Cesetti. Una Casa verde è quel che ci vuole, che sappia valorizzare, restituire alla comunità un luogo bello. Perché troppo s’è perduto. Abbiamo dimenticato il verde, scordato i fiumi, abbandonato le montagne, deforestato le aree collinari, cementificato i paesi, lasciato morire i borghi. Ed ora la terra ci chiede il conto. La crisi ecologica attuale è la crisi stessa della civiltà tecnico-scientifica e delle sue conseguenze: alterazione del rapporto uomo-natura, smisurata volontà di dominio, consumismo più ottuso, rapina delle risorse. Così arrivano segnali sempre più pressanti – il Covid- 19 ne è solo l’ultimo – che ci obbligano a cambiare stile prima dell’irreversibilità.

Mentre torno indietro rileggo alcuni passaggi sapienziali di Terra futura: occorre mutare mentalità, abbandonare la visione strumentale della natura considerata oggetto esterno su cui l’uomo può esercitare indiscriminatamente il proprio dominio, riacquisire il concetto dell’ecosistema entro cui si svolge la vita umana, dimensione costitutiva del proprio essere e del proprio divenire.

Non solo un cammino, allora. Molto di più.



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