Ginkgo biloba, prevenzione e trattamento dei sintomi correlati all’Alzheimer – Farmacista33

dic42020

Il Ginkgo biloba è l’unica specie sopravvissuta della famiglia delle Ginkgoaceae: albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni. La droga della pianta sono le foglie studiate per il trattamento di disturbi neurologici

Il Ginkgo biloba è una pianta unica della sua specie, e anche nella su famiglia. Infatti, è l’unica specie sopravvissuta della famiglia delle Ginkgoaceae: albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni e per questo è considerato un fossile vivente. La pianta, originaria della Cina, viene chiamata volgarmente ginko o ginco o albero di capelvenere. Il nome Ginkgo deriva probabilmente da un’erronea trascrizione del botanico tedesco Engelbert Kaempfer del nome giapponese ginkyō derivante a sua volta da quello cinese “yin xing ” (yín «argento» e xìng «albicocca»; yínxìngP, «albicocca d’argento»). Il nome della specie (biloba) deriva invece dal latino bis e lobus con riferimento alla divisione in due lobi delle foglie, a forma di ventaglio. La droga della pianta sono, per l’appunto le foglie: i composti presenti che si ritiene siano responsabili dell’azione terapeutica sono il terpene trilattone Bilobalide (che rappresenta il 2.6-3.4% del peso secco, i Ginkgolidi A, B e C (che rappresentano in totale il 3-3.6% del peso secco) così come i Ginkgolidi J e K (0.3-0.6%) e gli M, Q, P (presenti in quantità minori). Sono presenti anche acidi carbossilici denominati Acidi Ginkolici, che però potrebbero avere degli effetti tossici e che sono perciò presenti in basse concentrazioni negli estratti (5-10 ppm). I semi della pianta, invece, contengono sostanze tossiche quali ginkgotossina e acido ginkgolico.

Trattamento di disturbi neurologici

Gli estratti della pianta sono molto studiati per il trattamento di disturbi neurologici. In particolare, per la prevenzione e trattamento dei sintomi correlati all’Alzheimer. Metanalisi suggeriscono un miglioramento della performance cognitive, delle attività quotidiane e del quadro clinico globale. La dose suggerita è di 240mg/die anche per 22-26 settimane. Tuttavia, servono sempre maggiori studi per confermare la reale portata di questi benefici. Sembra che tali benefici siano secondari ad un aumento del flusso di sangue al cervello e al potere antiossidante del ginkgo. Inoltre, pare in grado di stimolare il Ngf (fattore di crescita neuronale) con un effetto benefico sulla sopravvivenza dei neuroni. Altri campi di applicazione del ginkgo sono nel miglioramento del dolore alle gambe causato dall’ostruzione delle arterie e dei sintomi della sindrome premestruale quali tensione mammaria e sbalzi d’umore.

Cautela con terapia anticoagulante

Gli studi attuali sono tuttavia sufficienti per evidenziare i possibili effetti collaterali del ginkgo. In particolare, vi è da prestare cautela in pazienti in terapia anticoagulante, poiché si è evidenziato come gli estratti di ginkgo di per sé contribuiscano a ridurre l’effetto del Paf, e quindi potenziano l’effetto del farmaco anticoagulante. Con effetti collaterali che si possono immaginare.

Luca Guizzon
Farmacista clinico territoriale, esperto di fitoterapia, Farmacia Campedello, VI

Fonti:

Curr Top Med Chem. 2016;16(5):520-8.
J Alzheimers Dis. 2015;43(2):589-603.



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